Tesori in un limbo
DI Davide Illarietti
Tempo di lettura: 7’16’’
Porsche, Maserati, Mercedes e Ferrari (più Ferrari che Mercedes) ultimi modelli e pezzi da collezione. C’è anche una Rolls Royce degli anni ‘30, che ricorda i tempi della Grande Depressione in mezzo al lusso. Parcheggiate in un anonimo capannone nella zona industriale di Lugano Nord, circondato da banalissime auto di lavoratori che vanno e vengono nel traffico. Ma è come se fossero altrove. In un mondo a parte. Anche dal punto di vista fiscale.
Il garage di Silvio Tarchini a Bioggio è uno di quei posti misteriosi dove vanno a «dormire » le auto che per strada fanno voltare la testa ai passanti. Contiene un’ottantina di veicoli tra i più costosi in circolazione in Ticino, e molti che (almeno formalmente) non vi hanno mai circolato. Non sono dell’imprenditore momò: appartengono a clienti paganti che approfittano del deposito doganale creato «su misura» otto anni fa da Tarchini in uno dei suoi stabili lungo il Vedeggio.
L’esistenza di un posto simile è passata comprensibilmente inosservata ai più - «non facciamo pubblicità sui giornali» scherzano dal garage - eppure è stato un successo. Nei prossimi mesi il gruppo Tarchini aprirà un secondo deposito identico oltre confine, a Bergamo.
« Abbiamo molta richiesta, gli spazi sono quasi sempre pieni e per questo abbiamo pensato di espanderci», racconta il patron del Fox Town. I clienti? «Persone facoltose e riservate che vogliono un luogo sicuro dove custodire i propri beni». Il valore della merce: attorno ai 50 milioni di franchi. Di qui le misure di sicurezza - «rispondono ai più alti standard» - e la poca pubblicità.
Ma i proprietari delle super-auto non cercano solo una buona custodia. Quello di Bioggio è uno dei depositi doganali aperti (DDA è la sigla) esentati dalle pratiche di sdoganamento in accordo con l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Veri e propri «parcheggi» non solo per auto ma per beni di ogni genere - spesso di lusso - che fisicamente si trovano in Svizzera ma formalmente è come se non ci fossero. Esentati dal pagamento dei dazi sulle importazioni.
Dal vino all’alta moda
Dei piccoli «punti franchi» disseminati sulla mappa del Ticino e non solo. Sono 667 in tutta la Confederazione e 76 nel nostro cantone, concentrati soprattutto nel Luganese e nel Mendrisiotto. Creare un deposito «tax free» non è tanto facile, esiste una rigida procedura predisposta dall’Ufficio delle dogane. In teoria chiunque - a patto di essere una persona giuridica - può fare domanda. In pratica, la maggior parte dei depositi ticinesi si trovano all’interno di magazzini specializzati nella custodia, i quali affittano a clienti privati delle porzioni di superficie esentasse: posteggi, box, cassette di sicurezza. A scorrere la lista pubblicata sul sito dell’UDSC ci si imbatte in grossi nomi della logistica ma anche in piccole aziende, fiduciarie, società di trading o ditte di traslochi. C’è persino una cantina vinicola di Balerna.
L’esempio piùfamoso sono senz’altro i Magazzini generali di Chiasso. Aperti nel 1920 con concessione federale su iniziativa del Comune e di alcuni imprenditori locali, sono stati l’unico Punto Franco riconosciuto dal Cantone (con una «dichiarazione di pubblica utilità e interesse generale») per tutto il secolo scorso. Venticinquemila metri quadri di depositi - più 19 mila nella sede di Stabio, dal 1961 - che inizialmente custodivano soprattutto i sigari prodotti nelle frabbriche del Mendrisiotto, allora numerose. Poi si aggiunsero i commercianti di vino, di cereali. Infine arrivarono i collezionisti d’arte e i ricchi clienti delle banche. La direzione della struttura oggi non rilascia informazioni sul contenuto dei magazzini, né interviste ai giornalisti.
«Non cè niente da nascondere», assicura Angelo Betto, CEO dell’azienda Cippà trasporti e membro di comitato della sezione ticinese di Spedlogsuisse, associazione che riunisce 359 trasportatori svizzeri. «Semplicemente nella custodia per conto terzi le aziende hanno colto l’opportunità, consentita dalle norme doganali non solo svizzere, di tenere in stallo della merce proveniente dall’estero, senza formalmente importarla». Un’opportunità concessa anche ai «piccoli» partire dal 1992, con l’introduzione appunto dei primi depositi doganali aperti.
«Al momento buona parte della clientela è costituita ad esempio da società di trading attive sulla piazza ticinese, che acquistano materie prime all’estero ma magari non hanno interesse a rivenderle subito, o a rivenderle in Svizzera», spiega Benno. In attesa che il prezzo salga, o di trovare il migliore acquirente, «può essere conveniente tenere i prodotti in magazzino» in una sorta di «limbo» fiscale. Lo stesso vale per qualsiasi altro tipo di prodotto. «Fino a tempi recenti c’era molto movimento nel settore dell’alta moda, con le aziende della Fashion Valley» ricorda Benno. Movimenti ridottisi di parecchio a seguito di alcune delocalizzazioni, e delle note multe inflitte dal Fisco italiano.
«Nicchia interessante»
I collezionisti di opere d’arte o di auto di lusso, in tutto questo, «sono sicuramente una nicchia interessante» conferma Spedlogsuisse. « Ovviamente tutte le regole sono ferree e i controlli regolari da parte dei funzionari doganali, a cui viene comunicato in tempo reale ogni arrivo e spostamento». Vale in particolare per le opere d’arte provenienti dall’Italia, spesso movimentate da un Paese all’altro dai proprietari in occasione di mostre ed esposizioni. Ma anche per i vini, quelli pregiati soprattutto. Nella cantina Borgovecchio di Barlerna le bottiglie non sdoganate vengono custodite in una sezione apposita, quelle «normali » in un’altra. «Le regole doganali impongono una netta separazione, nel nostro caso avviene con del nastro adesivo», spiega il direttore Carlo Crivelli. «Abbiamo creato questo spazio per poterci muovere più agevolmente con gli ordini, lavorando molto con l’estero». Anche nel garage di Tarchini a Bioggio ci sono auto che non possono circolare in Ticino. «Magari sono in attesa di essere vendute chissà dove», spiega l’imprenditore. Altre invece possono circolare: «Sono di proprietà di piccoli collezionisti, non tutti hanno a casa un garage da 5-10 posti». Nel capannone c’è anche un custode-meccanico, che si occupa della manutenzione. Una coccola in più, in attesa di uscire dal limbo.
Silvio Tarchini
Imprenditore, Tarchini Group
«Da parte dei collezionisti abbiamo molta richiesta, ora apriamo anche a Bergamo»
Angelo Betto
Membro di comitato Spedlogsuisse Ticino
«Tanti hanno colto questa possibilità nel pieno rispetto delle regole, che sono ferree»