Le nonne del WEF
DI Prisca Dindo
DI Prisca Dindo FOTO DI Gabriele Putzu
Tempo di lettura: 5’28’’
A Davos quest’anno ci saranno ancora loro, le ambientaliste over 60, le «Anziane per il clima », l’associazione di pensionate che si batte contro gli effetti del riscaldamento del pianeta sulla salute delle persone più fragili. Certo, non saranno sedute ai tavoli dei potenti ospiti della 54. edizione del WEF, il Forum economico mondiale, che aprirà i battenti domani, lunedì 15 febbraio. No: le agguerrite «nonnine », tutte in forma, staranno fuori dalle ovattate stanze della cittadella blindata grigionese, in marcia per la giustizia climatica lungo un percorso che da Landquart le porterà a Davos, insieme a centinaia di altre attiviste.
Associazione con oltre 2.500 iscritti
Lo scorso anno al loro fianco c’era pure Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che da alcuni anni è diventata il simbolo della rivoluzione ambientalista. «Quest’anno non sappiamo se lei tornerà, perché Greta si è resa conto che ai potenti di Davos non importa un bel niente del clima», spiega Norma Bargetzi Horisberger, una delle sessanta anziane ticinesi che fanno parte dell’associazione nata a Berna nel 2016 con il nome di Verein KlimaSeniorinnen Schweiz e che conta oggi a livello nazionale più di duemila cinquecento entusisate iscritte.
La generazione over 65 responsabile del disastro Sbaglia chi pensa che quelle ambientali siano questioni che interessano soltanto i giovani. «Perché i giovani alla fine dei conti sono i nostri nipoti e noi, che abbiamo già vissuto gran parte della nostra vita, abbiamo capito come tanti che il loro futuro è in pericolo - puntualizza Norma Bargetzi quando la incontriamo nella sua casa immersa nel verde di Cassina D’Agno. «Io ho 69 anni - aggiunge la donna - e sono diventata un’attivista perché mi sento in parte responsabile di questo disastro; è inutile negare che è stata la mia generazione a fare i danni più grandi».
Agguerrite fino a Strasburgo
Per le attiviste over 65, il WEF raggruppa un insieme di persone che predica bene ma razzola male, «loro dicono di trovarsi a Davos per creare un mondo migliore ma in realtà si occupano soltanto dei loro affari» precisa la combattiva attivista.
Siccome il dialogo sembra servire a poco, l’Associazione è passata dalle parole ai fatti. Negli scorsi anni ha imboccato la via giuridica e ha denunciato il Consiglio federale perché non difende abbastanza i cittadini più fragili dagli effetti nefasti del riscaldamento climatico. Dopo vari ricorsi, la loro clamorosa istanza si trova ora sui tavoli dei giudici di Strasburgo. La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo è attesa per i prossimi mesi.
Perché un’associazione di sole anziane
«Ecco perché abbiamo deciso di accettare soltanto donne anziane nella nostra associazione: la nostra è stata una scelta strategica legata alla nostra causa giudiziaria», spiega la ticinese. Per denunciare una persona o un ente occorre essere la parte che subisce «e le donne anziane figurano tra le principali vittime degli effetti sulla salute del cambiamento climatico ». Le statistiche parlano chiaro: tra il 1991 e il 2018 più del 31% delle morti registrate in Svizzera causate dalle ondate di calore sono state attribuite alle conseguenze di cambiamenti climatici provocate da azioni umane: ad avere la peggio sono stati soprattutto bambini e donne anziane. Non solo. Uno studio sull’impatto delle ondate di calore pubblicato nel 2022 da Environmental Health Perspectives dimostra che le ultrasettantacinquenni appartengono alla categoria che rischia più di morire in caso di gran caldo. «Io stessa nelle ultime due estati ticinesi sono scappata in montagna a causa della canicola», dice Norma.
Sarà comunque una festa
Difficile immaginare quale sarà il verdetto dei giudici di Strasburgo «quel che è certo è che quando firmeranno la sentenza noi faremo una gran festa, anche se dovessimo perdere il ricorso», ammette la ticinese. Per l’associazione, l’eco mediatico ottenuto in tutto il Paese è già una vittoria. La «nonna per il clima» ticinese prova simpatia nei confronti dei giovani attivisti che per protesta si incollano all’asfalto bloccando il traffico e che incollano mani e teste ad opere d’arte nei musei. «Chissà… avessi la loro età forse farei di peggio pur di farmi sentire…», dichiara la pensionata.
«Il mondo che sogniamo? È un mondo in cui si rifletterà maggiormente prima di prendere un aereo, un mondo in cui torneranno nei nostri piatti le ciliegie e le fragole raccolte nella stagione giusta potrebbe sembrare un ritorno al passato, ma in realtà questo sarebbe il balzo che dobbiamo fare per proiettarci in un futuro più salutare e giusto per tutti gli abitanti del nostro Pianeta».
Norma Bargetzi Horisberger, una delle 60 ticinesi che fanno parte dell’associazione Verein KlimaSeniorinnen Schweiz.