Luca Crovi
DI Andrea Bertagni
ILLUSTRAZIONE DI René Bossi
Tempo di lettura: 8’03’’
Prendete la musica, la letteratura, il cinema e i fumetti e mischiateli assieme. Meglio, uniteli nella stessa persona e avrete ciò che anima e muove Luca Crovi, 55.enne direttore artistico di Tutti i colori del giallo, il festival che si svolgerà mercoledì, giovedi e venerdì a Massagno. «Nella mia vita tutti questi mondi si sono sempre incontrati spiega a La Domenica -. Aprire varie porte e cambiare gli ingressi mi ricarica. Se mi trovassi sempre nello stesso spazio con la stessa compagnia di persone probabilmente mi annoierei ». Luca Crovi, milanese nato e cresciuto all’ombra della Madonnina, è davvero tante cose: scrittore di gialli, saggista, critico musicale, giornalista culturale, redattore di fumetti. «Sono anche papà di quattro figli che hanno dai 15 ai 19 anni», aggiunge, sorridendo. Ma soprattutto Luca Crovi è una persona appassionata. Che sembra non fermarsi mai. Di sicuro è un attento osservatore e ascoltatore della realtà e di tutte le sue forme. «Mi piace molto dialogare e mettere al centro tutte le persone che vengono in contatto con me», precisa, prima di mettersi al computer e rispondere a un’email.
Ma Luca Crovi è anche figlio di Raffaele Crovi, scomparso nel 2007. Un padre poliedrico come il figlio o viceversa. Visto che Raffaele è stato scrittore, giornalista, poeta, critico letterario, autore televisivo, sceneggiatore ed editore. «Mio papà è stato editor in Mondadori negli anni ’60, ha diretto per 13 anni programmi culturali per la RAI, ha fatto il direttore editoriale della Rusconi, il direttore editoriale del gruppo Bompiani-Sonzogno-Etas-Fabbri Libriri e nel suo periodo universitario è stato assistente di Elio Vittorini per la collana narrativa di Vittorini per Giulio Einaudi».
Il piccolo Crovi
Avere un papà così per il piccolo Luca ha significato ad esempio che «quando avevo 4-5 anni il sabato e la domenica andavo sul Naviglio a incontrare la Ginetta, l’ultima compagna di Vittorini, accompagnato da mio padre. Tra i suoi amici che hanno frequentato casa mia c’era anche Emilio Sgrò, tanto che il giorno in cui sono nato, mio padre era a casa di Sgrò per cercare di rimettere insieme lui e sua moglie che avevano litigato». Luca Crovi non ha dubbi. «Sono stato un bambino fortunato che ha incontrato dei personaggi speciali, come quando mio padre doveva rinnovare il contratto di Alberto Moravia con Bompiani e assieme a lui ho incontrato Moravia in una piazza a Venezia. Lo ricordo con una faccia scura, tanto che a me sembrava abbronzato. Davanti a sé aveva una bevanda particolare. Era succo di pomodoro. Non lo avevo mai visto in vita mia».
La poesia musicata da Lauzi
Moravia, Sgrò, ma anche Umberto Eco. «Mi è capitato di essere presente quando mio padre parlava con Umberto Eco o si incontrava con Umberto Simonetta. Erano tutte persone con cui aveva una frequente frequentazione e io ero il fortunato che assisteva». Ma non solo. Al piccolo Luca Crovi è anche capitato di andare a trovare suo padre quando lavorava in RAI, in Corso Sempione e «quando non aveva tempo per darmi retta, erano Bianca Pitzorno e Veglia Mantegazza a portarmi in giro».
Ed è sempre durante l’infanzia che arriva la prima passione. La musica. «Il rapporto con la musica è un rapporto che nasce da quando sono bambino. Ho amato ascoltare con il mangiadischi ma anche con lo stereo i dischi in vinile e questo mi ha fatto sempre viaggiare». A tutto questo si aggiungono, e non poteva essere altrimenti, anche nuovi incontri speciali. «A sei anni è capitato che con la mia classe siamo ospiti di una trasmissione condotta da Ettore Andenna. Per molto tempo aveva ascoltato la Casa di Sergio Endrigo, che è un classico della musica per bambini. Così, sulla suggestione di quella canzone scrivo una poesia per bambini, che si chiamava la Casa dei soldati. La mia poesia viene letta in diretta, io non dico neanche una parola, anche perché poi la poesia viene musicata, altra sorpresa, da Bruno Lauzi sempre in diretta. Questa cosa da una parte mi ha scioccato al punto che io non ho più scritto poesie in vita mia, dall’altra aver sentito questo mio pezzo trasformato in canzone mi ha talmente avvicinato alla musica che da quel momento in avanti, tutte le volte che mio padre incontrava musicisti, da Branduardi a Ricky Gianco, ho sempre cercato di esserci».
Il debutto come giornalista musicale
Anni dopo, quando Luca Crovi è all’università capita un altro episodio, destinato a cambiargli la vita. «Succede che un giorno mio padre porta a casa Pierluigi Magnaschi che era il direttore di Italia Oggi. Mentre parlano fanno una valutazione del mercato dei dischi in Italia. Io intervengo e dico, se volete raccontare questa cosa basta che prendete queste riviste. Magnaschi per il giorno dopo mi fa fare una rassegna sulla classifica dei dischi più venduti in Italia. Gliela faccio. Passano due mesi e il giornale apre una rubrica musicale. Lui non va a cercare un collaboratore esterno, chiede a me». Il tempo passa. Luca Crovi entra in contatto con le case discografiche, intervista canti. Poi succede un altro fatto. Anch’esso decisivo. «Succede che riesco a imbucarmi a uno showcase dei Marillion a Milano. All’interno vengo notato da un signore che scoprirò essere il responsabile della pagina degli spettacoli de Il Giornale. Avevano bisogno di un galoppino per seguore il punk, il metal e la nuova musica degli anni ’90 che stava nascendo, dai Timoria ai Subsonica, dai Bluvertigo agli Africa Unite. Per farla breve, io divento uno di quei giornalisti che entrano nella pancia di questa nuova musica italiana indipendente».
Il festival di Massagno
La musica ma anche la letteratura, perché Luca Crovi, prima di diventare direttore artistico di Tutti i colori del giallo tre anni fa, ha condotto una trasmissione radiofonica su Radio2 che si chiamava... Tutti i colori del giallo. Ironia della sorte, Tutti i colori del giallo era anche il titolo del saggio sul genere pubblicato nel 2002 da Luca Crovi con Marsilio. «Sì, Fabrizio Quadranti ha preso ispirazione dalla trasmissione su Radio2 per il nome della manifestazione di Massagno. E prima di diventare direttore artistico dopo che Quadranti è andato in pensione mi era capitato di fare anche alcune presentazioni. Così, quando Quadranti è andato in pensione, il sindaco di Massagno Giovanni Bruschetti mi ha chiesto se volevo occuparmi del programma e io ho risposto di sì».
Nasce così un festival uguale eppure diverso. «Siccome amo contaminare, avere più modi di raccontare, oltre agli scrittori e alle cene abbiamo introdotto alcune innovazioni: abbiamo organizzato una mostra di fumetti, dei concerti, abbiamo parlato di architettura e abbiamo voluto trovare un rapporto con il cinema. Quest’anno, visto che è il centoventennale di Simenon, l’idea è di portare a Massagno delle cose che non sono mai state viste o in maniera marginale. Si spiega così la scelta di avere in esclusiva un film su Maigret di Patrice Leconte che in Ticino non è mai stato distribuito».
