«Tutti i colori del giallo» indaga sui vizi culinari dei grandi detective
Matteo Airaghi
Negli anni il festival Tutti i colori del giallo è stato una manifestazione stuzzicante per le sue proposte culturali e appetitosa negli sviluppi e che ha scelto di proporre un’attenzione speciale verso la suspense mescolando vari ingredienti e proponendo speciali ricette. Quest’anno poiché la manifestazione di Massagno festeggia il suo ventennale gli organizzatori hanno deciso di porre un focus non solo sulle cene a tema che si terranno alla Palestra Nosedo di Massagno ma anche organizzando una mostra specifica dedicata alle passioni culinarie dei grandi protagonisti della letteratura poliziesca. Il 13 marzo chi parteciperà agli eventi di Tutti i colori del giallo potrà così godere di una cena interamente dedicata alla cucina franco-belga amata da Hercule Poirot, mentre il 14 marzo saranno di scena le specialità anglo-scozzesi divorate dal dottor Watson e da Sherlock Holmes e il 15 marzo saranno infine i piatti preparati dal cuoco svizzero Fritz Brenner per Nero Wolfe a stuzzicare i commensali. Ad occuparsi nelle portate sarà in queste tre occasioni il Grotto Valletta diretto da Francesco Coldesina. I golosi letterari avranno anche la possibilità di visitare negli spazi del Salone Cosmo sotto il Cinema Lux di Massagno un’originale mostra curata da Luca Crovi che raccoglie alcuni evocativi disegni di Angelo Montanari accompagnati da ricette culinarie.
L’esposizione, che sarà visitabile gratuitamente da domani 12 marzo sino al 24 marzo, si intitola Venti detectives – Venti ricette per un delitto e propone un percorso davvero originale fra i piatti preferiti di investigatori come gli ispettori Kojak, Derrick, Callaghan e i commissari Montalbano, De Vincenzi e Ingravallo. Gli spettatori potranno portarsi a casa anche in omaggio alcune cartoline che riproducono le originali ricette con tanto di dettaglio di ingredienti e di consigli di cucina. Agatha Christie, sosteneva di sentirsi spesso «un’abile macchina per fare salsicce» quando era costretta a produrre forsennatamente i suoi libri.
Lady Agatha amava scrivere (soprattutto da giovane) stando sdraiata in una tinozza di acqua calda sulla quale era appoggiato un ripiano con the fumante e una bella fetta torta di mele. Così devono essere nati il pingue Hercule Poirot (raffinato gourmet che nutre di prelibatezze le sue cellule grigie) ma anche l’impicciona Miss Jane Marple, vorace divoratrice di pettegolezzi ed abilissima nel servire del the caldo con annessi biscottini fatti in casa. Fra le varie curiosità che emergono dalla raffinata mostra Venti detectives – Venti ricette per un delitto c’è anche l’ispettore Coliandro che, creato da Carlo Lucarelli, ha sempre avuto un rapporto contrastato con il cibo fin da quando ordinò per errore al computer diecimila vasetti di yogurt ai mirtilli per la Questura. Questo originale personaggio fa la spesa dal pachistano sotto casa e ama la piadina romagnola che adora mangiare calda con dentro il formaggio squacquerone fuso. E per restare tra i mostri sacri della vicina penisola anche Andrea Camilleri si è divertito a far preparare i pranzetti e le cene del suo commissario Salvo Montalbano alla abilissima «cammerera» (e cuoca sublime) Adelina ma anche alla leggendaria trattoria San Calogero dove il pescato del giorno spesso diventa risolutivo per arrivare alla verità.
Lo scanzonato tenente Colombo invece ha confessato nell’episodio tv intitolato Agenda per omicidi di avere una propensione per i formaggi italiani. Trovandone infatti una scaglia accanto a un cadavere, inizia ad annusarlo e identifica subito il Parmigiano Reggiano: «È diverso. Questo formaggio è Reggiano ed è anche costoso! Lo amava mio padre». Colombo offrirà così un pezzo di formaggio all’agente che lo accompagna sul luogo dell’indagine e poco dopo dimostrerà che proprio la presenza di quella prelibatezza è la prova che il morto non si è suicidato ma è stato assassinato. Il detective greco Theodhoros Kojak dal canto suo ama la moussakà, lo tzatziki, le pitas ripiene di carne e verdure e condite con abbondante piccante, l’insalata greca con olive, feta, peperoni, cipollotti e cetrioli ma soprattutto passa le giornate a masticare leccalecca a stecco. Tenerli in bocca lo aiuta a concentrarsi sui casi di cui deve occuparsi come poliziotto. Ed insospettabile potrà sembrare a molti lettori la passione di Angela Lansbury (che ha interpretato il personaggio della Signora in Giallo) per un piatto della tradizione mediterranea. L’attrice che ha impersonato la scrittrice Jessica Fletcher per ben dodici stagioni televisive dichiarava infatti: «Non sono una cuoca esotica. Cucino quello che mi piace: un sacco di cibo sano e confortevole… Vado spesso al ristorante italiano di mia figlia e suo marito a Santa Monica, e il mio piatto preferito è la pasta capelli d’angelo con salsa di pomodoro fresco e basilico, che mangio senza formaggio. Ne faccio una versione speciale anche a casa mia».
E ci viene spontaneo rubare un’ultima ricetta, non per realizzare un buon antipasto, primo, secondo o dolce, bensì per scrivere un buon giallo da S.S. Van Dine, il creatore del raffinato Philo Vance. Lo scrittore americano recitava fra le sue celeberrime regole che: «ci dev’essere almeno un morto in un romanzo poliziesco e più il morto è morto, meglio è. Nessun delitto minore dell’assassinio è sufficiente. Trecento pagine sono troppe per una colpa minore. Il dispendio di energie del lettore dev’essere ben remunerato».