LA MADONNA DI GAUGUIN
Salvatore Maria Fares
Il mese di maggio per i cattolici è dedicato alla Madonna, la protagonista più diffusa nelle opere d’arte con tante situazioni prese dalla sua storia, dalla mirabile Annunciazione di Beato Angelico alle sue lacrime sotto la Croce. Ne propongo una originale e curiosa, una delle più singolari, quella di Paul Gauguin che la pone nel contesto esotico delle isole in cui era andato a vivere. Ci mostra una donna del luogo con il bambino e due donne in raccolta devozione. Gente comune, come del resto lo sono tante accompagnatrici della vita di Maria nell’arte.
Sono state molte le «modelle di strada» o le semplici figure della quotidianità domestica alle quali altri artisti affidarono la poetica della Madre di Cristo. Fra questi si distinse Gauguin che disinvoltamente, seppur poeticamente, inserì qualche soggetto mistico in contesti esotici anche sorprendenti, come in questa IA ORANA MARIA, che significa Ave Maria, fra alberi, fiori e frutti, con un Gesù sulla spalla e non in braccio, mentre due giovani donne con i seni scoperti sono intente a salutarli con deferenza. L’artista visse nella Polinesia francese, sulle isole Marchesi, dove riposa accanto al poeta e cantore della malinconia Jacques Brel. I colori dei luoghi accesero tanti suoi quadri, staccandolo da scuole e correnti e ne fecero un maestro originale.
Con questo quadro intendeva «localizzare» la presenza del cristianesimo. L’essenzialità della Madonna e del Bambino sottolineano la semplicità della fede sentita da quella popolazione, intrisa di leggende maori alle quali, dopo questo lavoro, Gauguin dedicherà molti dipinti.
Una Madonna singolare, alla quale non mancano sottolineature come i fiori - forse considerati gigli locali - mentre locale è il tipico saluto a mani giunte che qui significa soltanto deferente omaggio e non preghiera. Ed è sempre la natura a predominare nello sfondo e nel primo piano dei cesti di frutti appena scoperti dai viaggiatori e presto fonti di gioie sulle mense continentali e europee. I suoi esotismi dispiegano talvolta delle sensualità moderate, contenute ma palesi. In questa Madonna il sorriso delicato del volto, ma solo negli occhi, e la su compostezza non infrangono la tradizione della Mater Christi rassegnata a una pena che sa che è per la salvezza di chi recita l’antica preghiera, che nella lingua locale dà il titolo al quadro.
Gauguin, sebbene spirito libero, con quest’opera si allinea alla tradizione votiva e lo sfondo sottolinea la multiforme fioritura e crescita della vita, che in quel «coccolante» sguardo del bambino assorto nell’amore va già a rassicurare oltre la vita. E quel bambino con il suo sguardo è un segno e simbolo dell’arte lontana, che in Gauguin era presente con Raffaello, che amava, e del quale richiama compostezza e misura. Vedrei quest’opera riprodotta in qualche chiesa. E anche se esalta una Maria diversa e due donne del luogo a seni nudi, non possiamo non ascriverla all’arte del Sacro. Gauguin da bambino aprì i suoi occhi alla sensibilità dei fiamminghi e dei nordici. Non avrebbe mai seguito gli azzardi erotico-sacri del Caravaggio.
