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La giustizia di classe di Diabolik, anarchico criminale mascherato

Matteo Airaghi

Sono passati sessant’anni ma quello sguardo non è mai cambiato. Gelido, spietato, implacabile e affascinante, Diabolik rappresenta alla perfezione la formula magica del fumetto «all’italiana» dell’epoca d’oro, rivelandosi sorprendentemente longevo e capace col tempo di acquisire significati e valori che forse agli esordi le sue geniali creatrici nemmeno si immaginavano. Il primo albo esce il 1. novembre del 1962 nelle edicole italiane. Titolo evocativo: «Il re del terrore », sottotitolo, «Il fumetto del brivido». Le sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani, creatrici del personaggio, avevano ideato un formato adatto alla lettura in treno, calibrato per le migliaia di pendolari che ogni giorno arrivavano in pieno boom economico nel capoluogo lombardo. Già alla fine del 1963 Diabolik è parte dell’immaginario collettivo : è l’antieroe cinico e vagamente inquietante che permette di uscire da un macrocosmo perbenista e puritano, inseguendo metaforicamente un’affermazione personale in cui conta solo il soddisfacimento del proprio piacere. Un inafferrabile criminale e spietato assassino, in linea dunque con una moralità nuova, che lascia da parte le remore dell’immediato dopoguerra e le preoccupazioni di ordine morale. Perché, non dimentichiamolo, Diabolik è un criminale (non un giustiziere) mascherato e questo ha fatto scorrere soprattutto nei suoi primi anni di vita editoriale i proverbiali fiumi di inchiostro. Dopo infinite e inutili polemiche infatti si capì che dietro a quella spietata e gelida ombra nella notte si celava anche una componente di critica sociale. Nell’immaginifica e opulenta Clerville (quanta invidia per quei rifugi segreti, sempre perfetti, lussuosamente arredati e architettonicamente sublimi) Diabolik ed Eva, ci mancherebbe, in realtà rubano per reagire all’assurdità di un mondo e di una società in cui la ricchezza sembra essere l’unico valore. Rubano non per arricchirsi a loro volta ma per destabilizzare, facendone emergere le più abominevoli nequizie e togliere sicurezza a un mondo che altrimenti non si accorgerebbe di essere disumano. E su questo le sorelle Giussani avevano le idee chiare: la loro creatura, dicevano, non accetta il Sistema (ragionando come negli anni Settanta). E forse il segreto del suo successo sta proprio nell’essere il più pericoloso degli anarchici, un anarchico della fantasia solo contro tutti e con ogni mezzo agli antipodi rispetto alle norme create da una società intollerabilmente ingiusta.

Icona affascinante

Ora, cogliendo l’occasione di un’edizione di «Tutti i colori del giallo» dedicata ai grandi ladri della fantasia e nell’anno del suo sessantesimo la Commissione Cultura del Comune di Massagno propone una mostra dedicata al celebre eroe nero che ha superato in edicola i 900 numeri di fumetto e ancora oggi è una delle serie più lette ed amate di tutti i tempi. L’esposizione si intitola Novecento Diabolik. Sessant'anni e mille storie del Re del Terrore.

Diabolik, nei decenni, è stato protagonista di film, cartoni animati, campagne pubblicitarie, giochi, animazioni, ha persino fatto da testimonial di auto come la Jaguar ed è una grande icona pop. L’idea della mostra, curata da Davide Barzi, nasce dall’estrema modernità del personaggio che non sembra ancora oggi invecchiare nel tempo e che viene usato come modello narrativo da media di tipo diverso ( basti pensare agli omaggi fatti via via da Dino Buzzati ma anche da Roy Lichtenstein, da Mario Bava (con il film cult del 1968 stasera al Lux di Massagno) ai Manetti Bros con la recentissima trasposizione cinematografica, da Manuel Agnelli ai Beastie Boys).

Diabolik nasce con una sua «estetika» profondamente radicata negli anni Sessanta e procede nei decenni con un sottile equilibrio tra il cóte visivo originale e le istanze di moda e costume coeve a ogni uscita. Gli abiti dei personaggi (non il costume, quello mai!) sono figli del tempo di ogni pubblicazione. L’auto no: rimane e rimarrà sempre la leggendaria Jaguar E-Type del 1961. Le pettinature? La singolare attaccatura dei capelli del re del terrore fa parte delle sue peculiarità granitiche tanto quanto lo sguardo algido; anche lo chignon da ballerina di danza classica è una pratica usanza di Eva: acconciatura tipica di ballerine, ginnaste e pattinatrici, nella sua praticità non può che essere di abituale utilizzo di una ladra. Eppure negli anni Lady Kant ha provato anche acconciature diverse, come quella vaporosa alla ( bernese) Ursula Andress. Il novecentesimo numero di Diabolik, uscito quest’anno, è l’occasione per analizzare in mostra i «numeri cento» e verificare cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale a se stesso nell'armonia grafica della collana. Perché dietro la creazione e l’evoluzione di Diabolik c’è una sensibilità femminile, quello delle sue creatrici Angela e Luciana Giussani (nel 2022 ricorrono anche i cento anni dalla nascita della sorella maggiore). E dietro un’icona pop riconosciuta a livello mondiale c’è un metodo di produzione artigianale tutto meneghino. Diabolik nasce nel tardo 1962 nella sede della casa editrice Astorina, di Angela Giussani, cioè nel cucinotto dell’appartamento che ospita l’Astoria, il marchio editoriale del marito Gino Sansoni, in piazza Cadorna a Milano da dove le migliaia di pendolari che vi trasitavano quotidianamente ispirarono il formato da «viaggio in treno» degli albi. Dopo sei decenni Diabolik è un personaggio noto in tutto il mondo, un oggetto di culto e il protagonista di una testata a fumetti tra le più longeve e vendute in Italia: se si contano speciali e numeri fuori serie le storie del re del terrore sono già più di mille. Sulla sua velocissima Jaguar , l’inafferrabile criminale ha attraversato la cronaca e il costume di sessant’anni di storia italiana. Sopravvissuto alle sue due madri - Angela è morta nel 1987, Luciana nel 2001 - uscito indenne da critiche e processi, salvatosi dai mutamenti epocali, ha resistito persino di fronte allo tsunami globale del web. E intanto Diabolik tira ancora centomila copie al mese, terzo fumetto d’avventura più venduto in Italia dopo Tex e Dylan Dog. «Smetterà di esistere - avevano profetizzato le sorelle Giussani - solo il giorno in cui la società non avrà più bisogno di un antagonista come lui per rilevare le sue contraddizioni ». È probabile che lo leggeremo ancora a lungo.

Massagno, Salone Cosmo (Cinema Lux), Novecento Diabolik. Sessant’anni e mille storie del Re del Terrore. A cura di Davide Barzi. Progetto: Central Studio. In collaborazione con la casa editrice Astorina. Fino al 22 maggio. Entrata gratuita. La mostra è visitabile durante gli orari di apertura del cinema. Info: www.luxarthouse. ch

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