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Concorrenza e conflitti tra PGA e Superlega araba

Raffaele Soldati

Le Superleghe vanno di moda. Ma suscitano soprattutto malumori, polemiche e conflitti È successo nel calcio. Adesso è il turno del golf. A fare notizia è la Superlega araba (LIV Golf ) che da domani all’11 giugno comincerà la sua avventura con il primo degli otto tornei del 2022. Il debutto si terrà al Centurion Golf Club di Londra e ci sarà anche Phil Mickelson. Stando alle agenzie il mancino californiano ha sciolto le riserve. Ha infatti confermato che sarà in gara. Tra i protagonisti non mancheranno Dustin Johnson (ex numero 1 al mondo) e altri grandi campioni come Louis Oosthuizen, Lee Westwood e Ian Poulter. In un modo più o meno diretto questi professionisti decisamente rinomati hanno deciso di sfidare il circuito della US PGA, quello dove hanno raccolto gran parte dei loro trionfi. E, in pratica, tutti i loro guadagni. La PGA statunitense, naturalmente, non ride. In un pri mo tempo, aveva anche espresso la sua totale disapprovazione minacciando eventuali sospensioni. Ma qual è stata la risposta di Mickelson? «Sono pronto a tornare a fare quello che più amo. Dopo 32 anni di carriera questo percorso rappresenta un nuovo inizio, non solo per me ma in generale per il golf. Ho uno spirito rinnovato e mi scuso con tutte le persone che ho offeso recentemente con i miei commenti».

Polemiche smorzate

Mickelson non teme squalifiche a vita da parte del PGA Tour, come era stato ventilato «La mia intenzione - ha sottolineato - è anzi quella di partecipare alle prossime competizioni del Grande Slam», ha aggiunto il giocatore che dal 2012 fa parte della World Golf Hall of Fame. Nelle ultime settimane le polemiche, con botta e risposta da parte del circuito americano e del mancino californiano, si sono un po’ smorzate. Ma nel mondo dei professionisti si è comunque creata una sorta spaccatura. Il ristretto gruppo di coloro che hanno accolto l’invito della Superlega - 48 giocatori - viene guardato con mal celato sospetto. Accusata di proporre, più che un vero e proprio evento sportivo, un grande show-business, la Superlega non si è posta troppi problemi e pertanto offrirà cifre da capogiro. Da una parte la gara individuale che riserva al vincitore 4 milioni di dollari, dall’altra quella a squadre - 12 - decise da un draft secondo il modello NBA, naturalmente retribuita a puntino.

Grandi retribuzioni

«Se devo essere sincero - dice Paolo Quirici - non sono stupito per quanto sta succedendo nel mondo del golf. In generale i giocatori più forti vanno dove c’è la retribuzione più elevata. È successo in passato e capiterà sempre più spesso. D’altra parte anche il passaggio dei grossi nomi dal circuito europeo a quello statunitense, è un fenomeno tutt’altro che sporadico. Non è certo il caso di presentare la questione parlando di etica sportiva o, ancora peggio, di fedeltà professionale ai propri circuiti di formazione», ha detto il ticinese che dalla fine degli anni Ottanta, per oltre un decennio, aveva partecipato ai grandi appuntamenti del golf continentale.

La decisione della Tigre

In questa circostanza ha voluto esprimersi anche Tiger Woods, tornato agli onori delle cronache nello scorso mese di aprile dopo la partecipazione al Masters di Augusta. «Si dice che Tiger abbia rifiutato un’offerta straordinariamente enorme da parte della Superlega - prosegue Quirici -. Una scelta legittima, che non deve comunque essere giudicata in relazione all’etica. Quando era di gran lunga il numero uno della classifica mondiale, lo stesso Tiger accettava regolarmente ingaggi straordinari da parte degli organizzatori di grandi eventi al di qua e al di là dell’oceano. Nessuno dovrebbe essere messo sulla croce. Neppure Mickelson contro il quale negli ultimi tempi c’è forse stato un eccessivo accanimento».

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